Prof.ssa Dott.ssa Caterina Galletta

Psicologa Clinica e di Comunità
ad orientamento PNEI
(Psiconeuroendocrinoimmunologia)
Specialista in Psicologia Scolastica
Specialista nel Sostegno delle Disabilità Scolastiche
Facilitatore in Mindfulness

CHI SONO  image
Sono una Psicologa Clinica e di Comunità (Vecchio Ordinamento), laureata all'Università degli Studi di Palermo discutendo la tesi " La psiconeuroendocrinoimmunologia: una prospettiva olistica dell'uomo" con il Chiar.mo Prof. Massimiliano Oliveri in qualità  di relatore. Ho svolto il tirocinio annuale  post laurea,  di 900 ore complessive, presso l'Help Center della Stazione Ferroviaria  di Messina per il supporto della povertà  di strada e situazioni di marginalità e presso il CAV (Centro di Aiuto alla Vita) "Vittoria Quarenghi" per il supporto delle maternità difficili. Mi sono abilitata all'esercizio della libera professione all'Università degli Studi  di Napoli "Federico II" e sono iscritta all'Albo degli Psicologi della Regione Sicilia con n. 10929 sez. A. Sono una docente a tempo indeterminato nella scuola secondaria superiore da  36 anni, specialista nel Sostegno delle Disabilità Scolastiche e in Psicologia Scolastica, facilitatore in Mindfulness. Da 7 anni presto servizio, per libera scelta di stare  al fianco di chi è in condizioni di svantaggio, su posto di sostegno al Liceo " E. AINIS" di Messina. Sono una  persona solare, aperta alle relazioni con l'altro, sono volontaria dell' Hospitalite' Notre Dame de Lourdes, amo la lirica, la danza classica (che ho studiato per una decina di anni durante l'età evolutiva), la musica classica  e tutte le espressioni artistiche  in generale, che permettono all'uomo di trascendere dalla propria materialità, elevandolo dalla banalità e superficialità quotidiane.
Ai sensi della Legge n.56/89 svolgo attività di prevenzione, sostegno, diagnosi clinica, abilitazione e riabilitazione psicologica con adulti e soggetti in età evolutiva, con particolare riferimento alla riabilitazione dei DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) quali dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia. Mi occupo della maggior parte dei disagi clinici e subclinici, di orientamento scolastico e professionale, bullismo e cyberbullismo, burnout, stress lavoro - correlato, mobbing e formazione. Il campo d' elezione professionale mira a favorire il benessere degli individui, dei gruppi, delle comunità, attraverso la valorizzazione e l'attivazione delle risorse di cui non si è consapevoli, permettendo la propulsione al cambiamento. Fornisco consulenza e supporto psicologico secondo la prospettiva PNEI con l'indicazione di stili di vita e alimentazione antinfiammatoria da adottare, con ricadute positive sullo stato di salute.
Svolgo attività professionale sia in presenza, che on line tramite Skype, Google Meet, Whatsapp, Teams, sempre su appuntamento. Sono reperibile al telefono solo in orario pomeridiano, se non rispondo subito perché impossibilitata, sarà mia cura ricontattarvi. Non rispondo a numeri privati e non identificabili.


"NON BISOGNA CURARE IL CORPO, SENZA CERCARE DI GUARIRE L'ANIMA" (PLATONE)

PNEI : PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA image
La psiconeuroendocrinoimmunologia, meglio conosciuta con l'acronimo PNEI (composta dai singoli termini Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia), è una prospettiva olistica secondo la quale il sistema psicologico, nervoso, endocrino e immunitario costituiscono un unicum indivisibile, alla luce delle ricerche scientifiche che hanno permesso di individuare i meccanismi biochimici con cui  i diversi sistemi interagiscono e dialogano tra di loro, in maniera bidirezionale, utilizzando  come parole le citochine, gli ormoni e i neurotrasmettitori. Qualsiasi perturbazione avvenga  in uno di questi sistemi si ripercuote anche sugli altri, che  cercano di reagire alla ricerca di un nuovo equilibrio, per ripristinare l'omeostasi. L'indivisibilità dei sistemi comporta inevitabilmente  una presa in carico globale del  paziente  dal punto di vista clinico, attraverso  un intervento di medicina integrata, che non impone agli specialisti di lavorare nello stesso studio, cosa difficile da un punto di vista logistico, ma di lavorare in rete. Inoltre la medicina integrata non è in contrapposizione alla medicina di stampo biomedico, né si sostituisce ad essa, ma la affianca. Per dimostrare l'indivisibilità mente-corpo basterebbe considerare la natura delle  emozioni che sono un processo complesso, multicomponenziale, costituito da pensieri, azioni, comunicazione e attivazione fisiologica, funzionali all' evoluzione, permettendo la sopravvivenza dell'individuo. Esse traggono origine  da una valutazione cognitiva immediata  di uno stimolo, preparando il corpo all'attacco o alla fuga mediante l'attivazione fisiologica. Perciò tutto quello che si verifica nella mente, si riflette nel corpo e viceversa, in maniera biologicamente predeterminata. Superato il dualismo mente-corpo di Cartesio si è andato via, via sviluppando l'idea di una indivisibilità tra mente e corpo e il convincimento che il funzionamento mentale non attiene ad un individuo isolato dal suo ambiente, ma al contrario si sviluppa all'interno di una rete di relazioni. Le correnti più avanzate della psicoanalisi sottolineano l'importanza delle relazioni esterne ed interne per il mantenimento dello stato di salute, quindi le connessioni tra lo stato di malattia o di salute del corpo e l'ambiente sociale. In tempi remoti la medicina era più incline di oggi a considerare il paziente come una persona, in cui i fattori emotivi e sociali incidevano sulla malattia organica, poi con l'affermarsi del Positivismo nell'Ottocento, che ha portato a confutare tutto ciò che non poteva essere provato scientificamente, anche la malattia è stata ricondotta ad una alterazione d'organo, a cause batteriche o virali, alla lesione delle cellule di un organo, trascurando l'importanza dell'equilibrio tra i diversi sistemi fisiologici e tra questi e i fattori emotivi quali elementi di perturbazione del sistema immunitario. Man mano che la medicina è andata sempre più sviluppandosi, iperspecializzandosi  in branche e  parcellizzando le conoscenze scientifiche, ha perso  di vista l'unitarietà dell'essere umano, che è necessario considerare nella sua globalità e non in maniera spezzettata. E' nota sin dall'Ottocento  la relazione tra tubercolosi e vita emotiva, dimostrata dal fatto che la patologia era sempre preceduta da un aumento di eventi stressanti, tra questi la morte o la separazione dei genitori prima del compimento del 18° anno di vita ( Holmes e coll 1957). Tra gli eventi significativamente stressanti vi è la mancanza di relazioni coniugali, ma soprattutto la rottura di un rapporto precedente. Nell'insorgenza di leucemie e linfomi nei bambini  è stata individuata la correlazione con  la separazione o la perdita di una figura chiave nel periodo precedente (Greene 1954; Greene, Miller 1958), nonché un peggioramento della colite ulcerosa in soggetti in cui è danneggiata o minacciata una relazione significativa (Engel 1955). Nel 1958 Schmal ha dimostrato che la perdita non deve essere necessariamente reale affinché abbia riflessi sulla salute, ma può anche essere una "possibile perdita" o una perdita simbolica.
E' stata dimostrata la relazione tra morte cardiaca improvvisa e rottura di relazioni, a volte anche in coincidenza con l'anniversario della rottura (Engel 1971 e Green e coll. 1972). Molti altri studi dimostrano correlazione tra l'insorgenza di alcune patologie e le precedenti perdite oggettuali come la colite ulcerosa (Paull Hisplop 1974; Fava - Pavan 1976-77), il diabete mellito (Hinkle, Wolf 1952) , l'asma bronchiale (Jessner et al 1955), la sclerosi multipla (Mei-Tai, Meyerowitz, Engel 1970) e il cancro (Le Shan 1959).
Ma anche la regressione spontanea o la guarigione di una malattia sono state associate ad un miglioramento delle relazioni interpersonali (Booth 1973), in entrambi i sessi è stata dimostrata una mortalità 7 volte maggiore tra i giovani vedovi (Kraus e Lilienfield 1959), con una maggiore incidenza nei maschi anziché nelle femmine. A partire da numerose constatazioni empiriche e intuitive, agli inizi degli anni Venti si è sviluppata la Psicosomatica, che si è occupata dell'interazione degli aspetti psicologici nelle malattie organiche e l'interesse è stato rivolto a 7 malattie psicosomatiche quali: l'ulcera peptica, l'asma bronchiale, l'ipertensione, la tireotossicosi, la colite ulcerosa, l'artrite reumatoide, la neurodermatite. Tra gli anni '70 e '80 si è inoltre sviluppato un nuovo modello multicausale della patologia somatica, detto modello bio-psico-sociale (Engel 1977), in contrapposizione al modello biomedico, che è stato recepito dall'OMS portando a modificare il concetto di salute,  non facendolo  più coincidere con l'assenza della malattia e dell'infermità, ma con il massimo grado di benessere fisico, psichico e sociale. Il concetto di salute si è legato sempre più a quello di qualità della vita e la psicologia della salute è intesa come una disciplina impegnata nella promozione del benessere, piuttosto che nel trattamento del malessere.  All'interno della PNEI svolge un ruolo importantissimo lo stress, che attiva l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene producendo cortisolo. Quest'ultimo è un parente stretto del cortisone e in piccole quantità è benefico e svolge azione antinfiammatoria, quando però lo stress è continuo nel tempo, il surplus di cortisolo deprime il sistema immunitario rendendo l'individuo vulnerabile alle malattie, non solo a quelle virali o batteriche, ma anche a quelle cardiovascolari, oncologiche, autoimmunitarie ecc...
Sin dal 1909 Paul Erlich aveva teorizzato che nell'organismo si sviluppassero cellule tumorali in continuazione, ma in presenza di un sistema immunitario efficiente, venivano prontamente individuate e distrutte dalle cellule immunitarie, perché recanti un antigene che ne permetteva il riconoscimento. Ma la comunità scientifica dell'epoca aveva respinto questa ipotesi che era stata abbandonata, per poi essere ripresa nel 1958 da Thomas e nel 1970 da Burnet, un famoso immunologo, infine negli anni '80 Rosenberg e altri hanno provato l'esistenza di antigeni tumorali specifici, convalidando la teoria dell'immunosorveglianza e aprendo la strada all'immunoterapia nella lotta contro il cancro.
Steven A. Rosenberg, uno degli oncologi più noti al mondo, racconta un episodio verificatosi quando era un giovane chirurgo tirocinante: gli capitò di assistere all'intervento chirurgico di un individuo operato per un tumore allo stomaco, che era stato rimandato a casa senza alcuna speranza, per la presenza di metastasi al fegato e ai linfonodi. Quando Rosenberg lo operò di nuovo dopo 12 anni per asportare calcoli alla colecisti, non trovò traccia del tumore, né al fegato e né altrove. Ipotizzò che ad un tratto le cellule tumorali erano state riconosciute e distrutte dalle cellule immunitarie. Non è certa la correlazione tra stress e cancro, le ricerche finora condotte hanno portato a risultati contrastanti, ma è singolare che  tra i sostenitori più convinti della PNEI vi siano i più famosi oncologi del mondo e che al Memorial Sloan- Kettering Cancer Center di New York ( il centro oncologico più famoso in America) sia stato predisposto un intero reparto di medicina integrata, diretto da una psicologa che da molti anni si interessa della relazione mente-corpo. All'interno del reparto operano diverse figure professionali che forniscono diverse prestazioni : l'agopuntura, la riflessologia, il massaggio, la fitoterapia, la musicoterapia, la psicoterapia, la danzaterapia, le tecniche ipnotiche, meditative, lo yoga e l'informazione nutrizionale. Sia chiaro che il cancro si combatte chirurgicamente e farmacologicamente, ma senza trascurare la sfera psichica e affettiva dell'individuo, e questo vale per qualsiasi patologia organica.
Anche in Italia lentamente cominciano ad avanzare le prime iniziative di medicina integrata, tra queste è necessario segnalare l'Ambulatorio per la Terapia dello Stress  presso l'Ospedale Papardo di Messina (ad orientamento PNEI) diretto dalla dott.ssa Vittoria Saraceno, coadiuvata da un'equipe medica. Si tratta dell'unico ambulatorio di questo  genere in tutta la Sicilia e in tutta Italia, motivo di orgoglio della Sanità italiana, ma più in particolare di quella meridionale e insulare che, con iniziative lungimiranti di siffatto tenore,  permette l'inversione di rotta dei viaggi della speranza da Sud a Nord, alla ricerca di un centro di cura d' eccellenza.
Le visite all'interno degli studi medici sono riconducibili  per il 60-90% dei casi a patologie attribuibili allo stress, al punto che l'OMS ha definito lo stress come un vero flagello del mondo occidentale e pertanto il suo controllo dovrebbe essere considerato prioritario in un intervento medico, sia in termini preventivi che terapeutici, riducendo i fattori di rischio e aumentando quelli di protezione. Si può affermare che un'efficace prevenzione e terapia integrata delle malattie, ed in particolare di alcune come il cancro, abbia luogo in prima battuta con un sistema di difesa PNEI performante.  Il network psiconeuroendocrinoimmunologico è influenzato dagli stili di vita: alimentazione, attività fisica, ambiente fisico e sociale, stati mentali e stress. All'interno della PNEI hanno una grossa valenza le aspettative fideistiche, la vita spirituale e la speranza. E' scientificamente provato che pregare sia  terapeutico (oltreché gratuito e senza alcun effetto iatrogeno), ma anche digiunare una volta la settimana, perché permette di liberare il nostro corpo dalle citochine infiammatorie che si producono tutte le volte che ingeriamo cibo.  In particolare la ripetizione ritmica  dell'Ave Maria durante la recita del Rosario  e del Mantra determinano un controllo del respiro, abbassando la frequenza ad un respiro ogni  10 secondi circa, rispetto ai 15-20 respiri al minuto che si realizzano normalmente, sincronizzandosi così con il ritmo endogeno della pressione sanguigna e quindi con l'onda di Mayer (la variazione  di pressione arteriosa da valori minimi a massimi  che si verifica ogni 10 secondi), favorendo l'ossigenazione del sangue, e producendo profonde modificazioni a livello delle coronarie, con grandi benefici sullo stato di salute. Si ritiene, infatti, che delle 7500 richieste di accertamento di guarigione presentate a Lourdes, ad eccezione di 70 di esse che  sono state riconosciute  come miracoli  e sulle quali non vi sono spiegazioni scientifiche plausibili, le rimanenti  7430  non siano frutto di mistificazioni o di suggestioni, ma riconducibili verosimilmente a meccanismi psiconeuroendocrinoimmunologici ( Bottaccioli Francesco 2006). Infatti, come sostiene il dott.  Enzo Soresi, pneumologo emerito dell'Ospedale Niguarda di Milano "il nostro pensiero può farci ammalare o guarire e l'uomo ha in sé le capacità di autoguarigione,  e come dice Paolo Lissoni, "la PNEI costituisce ad oggi il solo Sapere in grado di realizzare la tanto sognata unità tra Medicina, Filosofia, Psicologia e Teologia" (Paolo Lissoni, oncologo ed endocrinologo dell'Ospedale San Gerardo di Monza, nonché teologo, premiato dal National Cancer Instutite di Washington per le sue ricerche sulla ghiandola pineale , fondamentale nella lotta contro il cancro per la  produzione di  melatonina, un componente della terapia Di Bella ).
Perché solo quando l'uomo si ferma, mette a tacere il mondo esterno e comincia a far parlare il mondo interno può ritrovare sé stesso, l'armonia, la pace e la sintonia con il cosmo intero.
PSICOLOGO  ON LINE  image

Effettuo consulenze e colloqui on line, le cui modalità e tempistiche sono simili (con alcune variazioni) a quelle svolte in presenza. L'intervento on line è uno strumento particolarmente utile quando si è impossibilitati a svolgere colloqui in presenza (ad esempio per la distanza geografica o impedimenti fisici o di lavoro). La durata del singolo colloquio individuale è di 60 minuti. La durata del percorso è invece definita al termine della fase di consultazione.
Per prenotare il colloquio è necessario telefonare e spiegare la motivazione che spinge alla consultazione del clinico, quindi si fissa l'appuntamento. Il clinico invierà dei moduli che dovranno essere restituiti debitamente firmati. 
Il pagamento  deve essere effettuato anticipatamente entro 24/48 ore dallo svolgimento del colloquio, a fronte del quale verrà rilasciata debita fattura.
La strumentazione occorrente per effettuare un colloquio on line è piuttosto semplice, a tale scopo è necessario disporre di :
- un dispositivo per effettuare la videochiamata (PC, cellulare, tablet)
- connessione internet
-auricolari (consigliati)
-ambiente tranquillo per la tutela della privacy.
Gli interventi  di consulenza psicologica on line ( con Skype, Zoom, WhatsApp e altra applicazione simile) sono molto diffusi e hanno ottenuto prova di efficacia in vari studi Confronting the Challenges of Terapy On Line, Internet counselling and psychological services.
Esistono numerose ricerche che testimoniano l’efficacia della psicoterapia online, ecco una breve
bibliografia:
Dielman, M., Drude, K., Ellenwood, A. E., Heinlen, K., Imar, T., Lichstein, M., Mills, M., & Asch, P. S. (2010). Telepsychology guidelines. Ohio Psychological Association
Mallen, M.J., Vogel, D.L., & Rochlen, A.B. (2005). The practical aspects of online counselling:Ethics, training, technology, and competency. The Counseling Psychologist, 33, 776-818.
Roehlen, A. B., Zach, J .S., & Speyer, C. (2004). Online therapy: Review of relevant definitions, debates, and current empirical support. Journal of Clinical Psychology, 60(3), 269-283.

LA VERA DISABILITA' E' SOLO NEGLI OCCHI DI CHI LA VEDE

BES    (Bisogni Educativi Speciali)   image
I BES (Bisogni Educativi Speciali) sono una macrocategoria che comprende particolari esigenze educative che gli alunni possono manifestare, anche solo per determinati periodi "per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici e sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta (Direttiva Ministeriale del 27/12/2012).
I BES includono tre grandi sottocategorie:
- quella della disabilità, che comprende i casi tutelati dalla L. 104/92;
- quella dei disturbi evolutivi specifici, che comprende i DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) tutelati anche dalla L.170 /2010, i Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL), il Funzionamento Intellettivo Limite (FIL) detto anche Borderline Cognitivo, il Disturbo di Coordinazione Motoria (DCD o DCM) e il Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività (ADHD o DDAI);
- quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
Anche se la Direttiva non menziona altri disturbi o situazioni in ambito clinico, possono rientrare tra i BES anche i disturbi dell'apprendimento non specifici, i disturbi dell'umore, i disturbi d'ansia, gli alunni ad alto potenziale intellettivo con talenti particolarmente elevati (i cosiddetti "gifted").
Con nota MIUR n. 562 del 3 Aprile 2019 è stato confermato che anche gli alunni "gifted" possono rientrare tra i BES, nei confronti dei quali il Consiglio di Classe può valutare se formalizzare tale percorso in un PDP (Piano Didattico Personalizzato) attuando la personalizzazione degli insegnamenti, la valorizzazione degli stili di apprendimento individuali e il principio di responsabilità educativa.
ll termine BES non rappresenta un'etichetta diagnostica, si tratta infatti di una definizione pedagogica e non clinica che si riferisce ad una dichiarazione internazionale di Salamanca (1994) secondo cui " persone che hanno bisogni educativi speciali devono poter accedere alle normali scuole, che devono integrarli in un sistema pedagogico centrato sul bambino, capace di soddisfare queste necessità". Pur tuttavia all'interno della macrocategoria dei BES alcuni alunni possono avere una diagnosi, tra questi i DSA, i DSL (Disturbi Specifici del Linguaggio), i DCD (Disturbo della Coordinazione Motoria), gli ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività) e tutti i disabili certificati ai sensi della L. 104/92.

SE NON IMPARO NEL MODO IN CUI INSEGNI, INSEGNAMI NEL MODO IN CUI IO IMPARO....

DSA ( Disturbi Specifici dell' Apprendimento) image
I Disturbi Specifici dell'Apprendimento, noti con l'acronimo DSA, includono  disturbi di origine neurobiologica  che appartengono ai disturbi del neurosviluppo ai sensi del DSM-5 del 2014 e rientrano nella categoria diagnostica dei Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento.

La Counsensus Conference dell'Istituto Superiore di Sanità del 2011 definisce i DSA " disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale". Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici. Sulla base del deficit funzionale vengono comunemente distinte le seguenti condizioni cliniche:
- Dislessia, disturbo della lettura (intesa come abilità di decodifica del testo);
- Disortografia, disturbo della scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica);
- Disgrafia, disturbo nella grafia (intesa come abilità grafomotoria);
- Discalculia, disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere ed operare con i numeri)".
Nell'ICD-10 i DSA sono indicati come " Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche " intendendo per tali quei disturbi in cui fin dalle fasi iniziali dello sviluppo sono alterate le normali abilità di acquisizione delle capacità di apprendimento. Nella lingua inglese i DSA sono definiti " Learning Disabilities" o "Specific Learning Disorders", essi comportano un forte impatto sia a livello individuale che sociale, determinando infatti un abbassamento del livello delle competenze acquisite e/o prematuro abbandono scolastico durante il percorso della scuola secondaria di secondo grado e un abbassamento delle potenzialità sociali e lavorative dell'individuo.
I DSA non sono causati dall'assenza di opportunità di apprendimento, da disturbi dello sviluppo intellettivo, da traumi o malattie cerebrali acquisite.
I DSA hanno un origine biologica, ma nel DSM-5 vengono considerati anche, per la prima volta, i fattori ambientali che influenzano la genesi del disturbo.
Secondo i dati forniti dall'ISS circa il 2,5% - 3,5% della popolazione in età evolutiva è affetto da DSA, ma si tratta di una sottostima del disturbo che spesso non è riconosciuto o confuso con altri disturbi.
I DSA si presentano in comorbidità con altri disturbi soprattutto: l'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività) e i DSL (Disturbi Specifici del Linguaggio), i disturbi dello spettro autistico, disturbi d'ansia e disturbi del tono dell'umore.
La certificazione dei DSA, ai sensi dell'art. 3 della L. 170/2010, deve essere rilasciata da "specialisti o strutture accreditate" solo successivamente alla diagnosi clinica, che è permessa agli psicologi ai sensi della L. 56/89 e ai medici, mentre questa possibilità è preclusa alle figure non sanitarie (pedagogisti, tutor degli apprendimenti, counselor). La diagnosi e certificazione è fatta dai servizi pubblici, come l'ASP o da soggetti privati accreditati che dispongono di un'equipe multidiscilpinare (neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista).
La Dislessia, Disgrafia e Disortografia possono essere diagnosticate a partire dalla fine della seconda classe della scuola primaria e la Discalculia a partire dalla classe terza della scuola primaria, soprattutto per evitare falsi positivi.
Attraverso una diagnosi precoce del disturbo è possibile intervenire tempestivamente e migliorare sia la prognosi, sia i riflessi in ambito psicologico (emotivo, motivazionale ecc...)
Per la riabilitazione dei DSA (ma sarebbe più  opportuno parlare di abilitazione, perché riguarda la  promozione di abilità e competenze che la persona non possiede ancora, mentre la riabilitazione riguarda quel percorso che si prefigge il recupero di  abilità e competenze che il soggetto possedeva, ma che ha perso in seguito ad un trauma, una patologia ecc), si possono usare delle tecniche tradizionali che prevedono l'uso di  strumenti " carta e matita" oppure digitali, creati  dai più autorevoli professionisti che  si occupano in Italia  di psicopatologia dell' apprendimento.  






MOBBING  image
Il termine mobbing deriva dall'inglese "to mob" che vuol dire accerchiare, aggredire, assalire in massa ed è stato usato negli anni '70 dall'etologo  Konrad Lorenz per descrivere il comportamento messo in atto da alcuni animali che si aggregano tra di loro contro un membro del proprio gruppo allo scopo di attaccarlo, isolarlo, escluderlo dal gruppo e combatterlo fino a provocarne la morte.
Dal punto di vista scientifico il termine mobbing è stato utilizzato nel 1984 da Heinz Leyman per descrivere quel fenomeno vessatorio in ambiente lavorativo che si pone come obiettivo l'estromissione reale o virtuale della vittima dal mondo del lavoro.
Il mobbing non è costituito da un singolo episodio scorretto nei confronti del lavoratore o da qualsiasi azione di emarginazione professionale e/o dequalificazione, perché non tutti i comportamenti scorretti possono qualificarsi come mobbing.
Affinché tali condotte scorrette configurino mobbing devono durare da almeno 6 mesi, essere collegate tra di loro e porsi come scopo ultimo quello di indurre il lavoratore a rassegnare le dimissioni.
Il mobbing è caratterizzato da ostilità e vessazioni sistematiche, che umiliano e sviliscono umanamente e professionalmente il lavoratore ledendo la sua dignità, con una violenza sempre più crescente. La vittima del mobbing, stritolata da un meccanismo perverso, finisce per ammalarsi sviluppando un disturbo traumatico da stress, disturbi depressivi gravi, ansia, calo dell'autostima, sociopatia, amnesie, attacchi di panico, esaurimento nervoso, irritabilità, nervosismo, apatia, agorafobia, dipendenza da alcool e/ sostanza, obesità, gastriti e coliti nervose, malattie autoimmuni, ipertensione arteriosa, malattie psicosomatiche, malattia cardiovascolari, arrivando finanche al suicidio. In genere le vittime di mobbing di sesso femminile sono più propense a parlarne e a cercare aiuto, mentre gli uomini preferiscono tacere, perché le violenze subite rappresentano una ferita narcisistica e vengono percepite come un attacco alla loro virilità.
Leyman definisce il mobbing una forma di "comunicazione ostile e immorale diretta in maniera sistematica, da una o più individui (mobber o gruppo di mobber) verso un altro individuo (mobbizzato) che viene a trovarsi in una posizione di mancata difesa".
Intorno agli anni '90 anche in Italia si comincia a diventare consapevoli del fenomeno, in seguito agli studi condotti da Harald Ege,  che definisce il mobbing " una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori" che proseguono in maniera ripetitiva da almeno 6 mesi.
Le condotte vessatorie possono contemplare: pressioni psicologiche e molestie, calunnie sistematiche, maltrattamenti verbali ed offese personali, minacce e atteggiamenti intimidatori o rivolti ad umiliare, anche in forma indiretta, critiche immotivate ed atteggiamenti ostili, delegittimazione dell'immagine anche di fronte a colleghi ed a soggetti estranei al contesto lavorativo, demansionamento, attribuzione di compiti eccessivi o esorbitanti o dequalificanti rispetto al profilo professionale per indurre disagi sia fisici che psicologici, mancata informazione utile per l'attività lavorativa sistematica e immotivata, emarginazione da iniziative formative di riqualificazione e aggiornamento professionale, forme di controllo esasperate ed eccessive, discriminazioni sessuali, di razza, di lingua e religione, condotte vessatorie per colpire il lavoratore nella sfera privata.
Si distinguono diversi tipi di mobbing : orizzontale (attuato dai colleghi di pari grado),
verticale (attuato dai colleghi di grado superiore ma anche inferiore), trasversale (messo in atto da persone esterne all'ambiente di lavoro, che si sono messe d'accordo con il mobber, per creare discredito ed emarginazione della vittima quando cerca appoggio o cerca di fare riconoscere il proprio valore), il bossing (attuato dal diretto superiore o dai vertici dell'organizzazione), il doppio mobbing (messo in atto sia sul lavoro che dalla famiglia, sulla quale il lavoratore scarica le proprie tensioni, ma che a lungo andare finisce per prendere le distanze dal familiare mobbizzato a causa dell'eccessivo carico emotivo, rendendo la vittima di mobbing  ancora più isolata ed emarginandola a propria volta).
In genere l'attacco persecutorio all'inizio non è mai intenzionale da parte del gruppo di persone, ma scaturisce da processi inconsci di insoddisfazione riconducibili ad una disfunzionalità dell'organizzazione, che vengono canalizzati verso un soggetto che si differenzia dal gruppo per alcune sue peculiarità quali le opinioni politiche, religiose, il colore della pelle, uno stile di vita diverso o particolare, che rendono la persona un facile bersaglio.
Le diagnosi più frequenti formulate in caso di mobbing riguardano il PTSD (Disturbo da Stress Post Traumatico), il GAD (Disturbo d'Ansia Generalizzato), il PDSD (Disturbo da Stress Prolungato), sindrome da affaticamento cronico, disturbo dell'adattamento. Per questo motivo l'intervento di uno psicologo è quanto mai auspicabile, per permettere alla vittima di riconquistare fiducia in sé stessa, autostima, riprendere le redini della propria vita e ritornare ad esserne protagonisti.

BURNOUT  image
Il burnout è una patologia da stress, il termine significa esaurimento, crollo, surriscaldamento.
Lo stress provoca un logorio psicofisico ed emotivo che induce demotivazione, mancanza di interesse, delusione, che si ripercuotono nella vita lavorativa, sociale e personale del lavoratore. Questa sindrome è stata inizialmente correlata alla professione medica, sanitaria e assistenziale, per poi estendersi a tutti i contesti lavorativi, compreso quello degli insegnanti, su cui gravano condizioni di stress come quelle in cui vi sono ruoli che comportano grandi responsabilità.
Lo stress ha ripercussioni su tutto il funzionamento dell'organismo, influenzando il livello fisico, il livello cognitivo/emotivo e il livello comportamentale. La sintomatologia comprende: emicrania, senso di debolezza, insonnia, sintomi respiratori, inappetenza, disturbi intestinali, demotivazione al lavoro, mancanza di concentrazione, senso di colpa, distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, eccessiva importanza attribuita al lavoro, abuso di alcool e sostanze, aggressività, mancanza di iniziative, assenteismo.
Il burnout può essere causato da disfunzioni organizzative che comportano eccessi di carico di lavoro, dalla monotonia del lavoro, dal mancato riconoscimento economico per il lavoro svolto, dai conflitti con i colleghi e/o superiori, oppure sul piano individuale da aspettative di gratificazione eccessiva del lavoro a discapito delle relazioni sociali private e personali.
Ovviamente il burnout di un lavoratore che ne è affetto influenza tutto il contesto con cui interagisce. Si tratta di una malattia che aumenta sempre più tra i lavoratori dei paesi occidentalizzati e tecnologicamente avanzati.

È un professionista di ambito sanitario  laureato in Psicologia, che ha svolto un tirocinio post laurea di 900 ore, ha superato un esame  universitario di abilitazione per l' esercizio della libera professione e si è  iscritto all' Albo professionale (sez. A se ha svolto un percorso universitario quinquennale, sez. B se ha svolto un percorso universitario triennale). Ai sensi della legge 56/89  si occupa di  prevenzione,  diagnosi, sostegno, abilitazione e riabilitazione psicologica  rivolta alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità.  Svolge attività di sperimentazione, ricerca e didattica in ambito psicologico. Opera per favorire il benessere  delle persone, dei gruppi, degli organismi sociali,  si occupa di psicopatologia, ma anche di processi psichici non patologici ( apprendimento, percezione, attenzione ecc..)  e ha l' obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse, sostenere gli individui, le famiglie, le organizzazioni (scuole, aziende ecc) in particolari momenti di difficoltà.  Non prescrive farmaci e utilizza la parola come strumento terapeutico. E' vincolato dal segreto professionale ai sensi dell'art.11 del Codice Deontologico.
Il neurologo è  un medico specializzato in neurologia che si occupa dello studio e del trattamento dei disturbi del Sistema Nervoso Centrale (cervello e midollo spinale) e quello Periferico (tutti gli  altri elementi nervosi.)  L' ambito di applicazione riguarda malattie come l' epilessia, le malattie cerebrovascolari come l' ictus, malattie neurodegenerative come l' Alzheimer,  il Parkinson, la Sclerosi Laterale Amiotrofica,  la Sclerosi Multipla,  le malattie del midollo spinale, i disturbi del movimento, del linguaggio, le infezioni del cervello ( encefaliti, meningiti), cefalee, mal di testa ecc
Lo psichiatra è  un medico specializzato in Psichiatria  che  si occupa della ricerca, prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi mentali. Avendo una preparazione dettagliata sugli aspetti biologici delle patologie psichiche può somministrare farmaci.  Il suo intervento è solitamente focalizzato sul trattamento farmacologico, tenendo conto però  anche dell' aspetto relazionale e psicologico.
Lo psicoterapeuta è   un professionista di formazione medica o psicologica che si é  specializzato presso una scuola di specializzazione (riconosciuta dal MIUR) di durata almeno quadriennale. Ai sensi della Legge 56/89 svolge attività  di prevenzione, sostegno , abilitazione e riabilitazione dei disturbi mentali  in base ad un preciso orientamento teorico (psicoanalitico,  comportamentista,  cognitivista, sistemico ecc...) 
Ai sensi della legge 56/89 svolgono  entrambi attività  di prevenzione, sostegno, abilitazione e riabilitazione, con la differenza che lo psicoterapeuta opera in base ad un preciso orientamento teorico ( psicoanalitico, comportamentista, cognitivista, sistemico - relazionale ecc...)  e si occupa dei casi con una sofferenza significativa.
Innanzitutto per prenotare un appuntamento in presenza,  bisogna telefonare, spiegare i motivi della consultazione e fissare  un appuntamento. Se invece si vuole prenotare un colloquio o una consultazione on line è  sempre  necessario prendere contatto con lo psicologo tramite telefono oppure email, spiegare brevemente la motivazione che spinge alla consultazione e nel caso si voglia proseguire con il colloquio è necessario firmare preventivamente due dichiarazioni ( il consenso informato e quello sulla autorizzazione dei dati per la  privacy), da   fare pervenire al professionista  tramite posta elettronica. A questo punto lo psicologo fornirà gli estremi per il pagamento della prestazione (bonifico bancario, Paypal, Postepay)  e successivamente sarà  concordato il giorno e l' ora. Sarà  cura dello psicologo fare pervenire al paziente/ cliente la relativa fattura.
La professione di  psicologo rientra tra quelle dell'ambito sanitario e pertanto le fatture sono esenti di IVA e possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi. Tuttavia alcuni interventi dello psicologo non sono di tipo sanitario (es. orientamento scolastico e professionale, consulenza ad aziende ed organizzazioni ecc...) e non possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi, inoltre le stesse sono gravate dal pagamento dell' IVA. 
No,  è vietato dall'art. 28 del Codice Deontologico per lo psicologo  assumere in carico persone con cui vi sono o vi sono state relazioni significative o instaurarle nel corso del trattamento. Innanzitutto nell'interesse del paziente, per non inficiare l'efficacia della terapia e nell'interesse dell'immagine professionale del clinico e della professione stessa. La relazione tra clinico e paziente è caratterizzata da asimmetria, dove  da un lato vi è  una persona  che cerca aiuto e ha assunto la consapevolezza di averne bisogno (prima tappa verso il  cambiamento), dall'altro il clinico che ha le competenze per poter promuovere il suo benessere. Cercare lo psicologo nella cerchia delle proprie conoscenze e amicizie è un tentativo di collusione che il clinico deve respingere, perché viene a mancare l'assioma fondamentale, che è l'assunzione del ruolo di paziente da parte di colui che dichiara di voler cambiare e viene meno anche l'obiettività del clinico.
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